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  • Immagine del redattoreDott.ssa Aurora Vinci

Stress, Covid-19 e Cancro.

Aggiornamento: 6 nov 2020

6 consigli pratici per non lasciarsi dominare dalla paura.

 

La prima ondata di pandemia ha messo a dura prova le risorse psicofisiche di noi tutti. Il periodo estivo ci ha dato l’illusione di aver scampato il pericolo, con la speranza di un ritorno alla normalità.

Nemmeno il tempo di riprendere i consueti ritmi che una seconda ondata ci sta riproiettando in quel clima di ansia e preoccupazione che speravamo di aver lasciato.

I DPCM hanno ripreso a uscire con regolarità, gli spostamenti sono sempre di più limitati, così come i contatti tra le persone. L’asticella dei positivi continua inesorabilmente ad innalzarsi e le notizie sul Covid hanno ripreso il dominio dei nostri schermi.

Per fortuna, rispetto alla prima fase che ci ha colti di sorpresa e impreparati, ora possiamo sentirci più pronti, conosciamo meglio il virus e abbiamo maggiori strumenti per contrastarlo, tuttavia può non essere così per le molte persone impegnate nella loro battaglia contro il tumore.

Per loro, infatti, una nuova ondata può essere la miccia che riaccende il timore per la propria salute e la propria vita.

La malattia oncologica di per sé costituisce un evento stressante per la persona che la vive e può accompagnarsi a problematiche psicologiche sia legate ai processi organici della malattia, sia agli aspetti individuali che ci caratterizzano che al nostro contesto socio-culturale. L’aggiunta della pandemia ha accentuato le difficoltà, caratterizzandosi come un periodo particolarmente arduo da affrontare.

Il pericolo del contagio, la paura di recarsi in ospedale, il rischio di non accedere alle cure, il timore di non agire tempestivamente, le terapie e i ricoveri in solitudine senza la presenza dei propri cari, sono tutti fattori che si sono aggiunti alle tante difficoltà già annesse alla patologia.

È quindi comprensibile immaginare cosa possa significare per molti malati questo ritorno e quali ripercussioni psicologiche possa causare.

Tuttavia è importante tenere a mente che una sana paura ci protegge, un insano terrore ci danneggia.

La paura è una risposta fisiologica a un pericolo che comporta l’attivazione del nostro sistema nervoso per rispondere prontamente alla situazione e metterci in una condizione di sicurezza. Ad esempio, se per strada si avvicina una persona che tossisce senza mascherina, il nostro corpo ci trasmette un’immediata sensazione di allarme che ci spinge ad allontanarci tempestivamente, poi, scampato il pericolo, l’attivazione si spegne e si ritorna a uno stato di omeostasi.

Se lo stato di allarme diventa prolungato perché ci percepiamo costantemente in pericolo subentra una condizione di stress che altera i meccanismi cerebrali implicati in questa regolazione con ricadute dannose su funzioni connesse come i processi infiammatori e il sistema immunitario.


Ecco perché ho deciso di stilare una piccola guida che aiuti a far fronte a questo periodo senza lasciarsi travolgere da ansie e paure.


  • Non immergersi costantemente in notizie sul Covid-19

Nel periodo che stiamo vivendo siamo continuamente bombardati da notizie sul virus. Mantenere un certo grado di informazione e aggiornamento è importante ma focalizzarci esclusivamente su queste rischia di proiettarci in un loop dannoso che riduce i nostri pensieri al Covid e alla malattia, incrementando i livelli di allarme.

  • Coltivare se stessi

Chi è affetto da una patologia organica non è la malattia. Identificarsi interamente con il cancro e con il rischio di contagio porta a perdere di vista se stessi, la propria persona e la propria personalità.

Il periodo è arduo e il pericolo c’è ma vivere esclusivamente in funzione di esso non è d’aiuto.

Ascoltare la propria musica preferita, godersi un bel film, prendersi cura del proprio giardino, leggere un libro, appassionarsi a una serie tv, trovare piacere nel proprio lavoro, sono pratiche che vanno coltivate perché ci ricordano che la vita è fatta anche d’altro e noi continuiamo a esistere. Dimenticarsi di vivere per sopravvivere è uno dei peggiori torti che possiamo fare a noi stessi.

  • Non isolarsi dalle persone care

Più che mai in questo periodo “l’altro” è percepito come pericoloso. I contatti umani sono visti con paura, una stretta di mano, un abbraccio, un bacio, gesti che prima erano piacevoli e spontanei ora sono diventati reali minacce per la propria salute.

Mantenere le distanze è fondamentale ma ciò non vuol dire isolarsi da tutti. I legami con gli altri sono di grande importanza per il nostro benessere e il sostegno dei nostri cari può farci sentire compresi e accolti, riducendo la percezione di solitudine e sconforto.

Non poter essere in contatto non impedisce di stare in relazione. Per fortuna la tecnologia ci consente di accorciare le distanze con efficaci sistemi di comunicazione anche in video che ci permettono di stare insieme anche se lontani.

  • Prendersi cura del corpo

Con la diagnosi di malattia oncologica il rapporto con il corpo può subire cambiamenti significativi che possono accentuarsi ancor più con il rischio di contagio.

Un corpo malato può farci percepire vulnerabili, impotenti o limitati. Possiamo sentirci traditi da lui, provare rabbia, tristezza, paura oppure reagire con atteggiamenti di rifiuto o perdita di amore.

In realtà un corpo malato è un corpo fragile e il termine fragile ci suggerisce qualcosa che ha bisogno di più cura rispetto agli altri.

Alimentarlo in modo sano, praticare attività fisica in casa come stretching o yoga, concedersi il piacere di un bagno caldo, coccolarlo con creme e trattamenti, può essere un ottimo metodo per non viverlo come un limite ma come una possibilità per riscoprirsi.

  • Non interrompere le terapie

L’accesso agli ospedali con il rischio di contrarre il virus può essere vissuto con una tale angoscia da preferire rinunciare alle cure che uscire di casa per sottoporsi agli esami e alle terapie.

Questo atteggiamento può essere estremamente rischioso e controproducente. Il cancro necessita di cure costanti, procrastinarle o annullarle può mettere in serio pericolo la propria salute.

In questi casi è importate far appello a metodi per contenere il proprio stato ansioso.

Innanzitutto è importante abbandonare la convinzione errata che se si esce di casa inevitabilmente si venga contaminati. Esistono norme per proteggersi e tutelarsi che se rispettate impediscono che ciò avvenga, come rispettare la distanza, lavarsi le mani e indossare la mascherina.

Può essere d’aiuto pianificare il giorno di accesso alle terapie organizzando gli spostamenti e, se possibile, chiedere il supporto di una persona cara negativa al tampone.

Se l’ansia dovesse manifestarsi in modo pervasivo può essere utile sintonizzarsi sul proprio respiro o focalizzarsi su percezioni esterne toccando un oggetto o ascoltando un suono, per riprendere contatto con il momento presente.

  • Chiedere aiuto

In questa situazione di difficoltà è importante chiedere sostegno a chi ci sta vicino.

Ognuno ha un modo diverso di esprimere tale richiesta all’altro e non per tutti è semplice farlo. C’è chi si vergogna, chi attacca per nascondere la propria vulnerabilità, chi vuole dimostrare di sapersela cavare da solo o chi non vuole disturbare.

È importante sapere che in questa condizione di fragilità è normale sentirsi vulnerabili ed è normale aver bisogno di aiuto.

Laddove ciò non sia possibile o nei casi in cui ci si senta sopraffatti dalla situazione o dalle proprie emozioni, rivolgersi a uno psicologo può essere utile sia per ricevere supporto che per sviluppare gli strumenti e le capacità adatti a fronteggiare la situazione.

 

Dott.ssa Aurora Vinci

psicologa clinica

e neuropsicologa

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